Dioscoreaceae
Tamus communis L.
Nome volgare: Tamaro, Viticella, Vite nera, Cerasiola, Uva tamina.
Forma biologica: G rad (Geofite radicigemmate. Piante con organi perennanti sotterranei che portano le gemme da cui, ogni anno, si riforma la parte aerea).
Descrizione: Pianta perenne rampicante, con radice tuberosa, allungata, carnosa,fusti esili, striati, glabri, flessuosi ed erbacei. Altezza 1-4 m.
Le foglie sono lungamente picciolate, alterne, cordate, cuoriformi, a margine intero, acuminate all’apice di colre verde brillante.
I fiori unisessuali, sono riuniti in racemi ascellari,i maschili allungati, i femminili brevi. Il perigonio verde pallido, con 6 lacinie campanulato patenti.
I frutti sono bacche ovoidi, rosse, lucide, con punta scura, contengono 6 semi sferici rossi.
Antesi: Aprile – Maggio.
Tipo corologico: Euri-Medit.( Specie con areale centrato sulle coste mediterranee, ma con prolungamenti verso nord e verso est, (area della Vite).
Distribuzione in Italia: Molto comune in tutto il territorio.
Habitat: Boschi, radure, luoghi cespugliosi, siepi.
Note di sistematica: Possibile confusione in epoca di fruttificazione con piante del genere Bryonia (Cucurbitaceae), che hanno frutti simili, ma rampanti per mezzo di cirri, fiori a 5 lobi e foglie opache, palmato lobate.
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Etimologia: Il nome generico fu tratto da Linneo da un antico nome latino usato da Plinio e da Columella per indicare un vitigno selvatico. Il nome specifico invece, rimarca la frequenza e la diffusione di questa specie.
Proprietà ed utilizzi: Pianta emolitica, antiecchimotica, diuretica, emetica.
In passato la pianta era impiegata nella terapia dell'alopecia, dei reumatismi e delle contusioni, le bacche erano impiegate nella cura dei geloni.
Solo la radice, ricca di ossalato di potassio, viene oggi impiegata per facilitare il riassorbimento delle ecchimosi.
I giovani germogli possono essere utilizzati cotti come gli asparagi, in frittate e zuppe.
Curiosità: In Francia il Tamaro è noto come "Herbe aux femmes battues", cioè "erba per le donne picchiate".Tale denominazione nasce dall'uso terapeutico della polpa grattugiata della radice applicata come impacco su contusioni, ematomi e distorsioni.
I frutti, se ingeriti, possono provocare avvelenamento. Si manifesta con forte bruciore alla bocca, irritazioni delle mucose intestinali, vomito, diarrea, difficoltá di respirazione, aumento della temperatura corporea.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche sono indicate a mero scopo informativo e devono essere prescritte e seguite dal medico.
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